Vino & territorio: un connubio sempre più forte per il Nobile di Montepulciano
A partire dal 2025, in commercio il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve”
Sulla scia di quanto già avviene da tempo nella viticoltura francese, anche le denominazioni italiane stanno ponendo sempre più l’accento sul legame con il territorio. Per il Vino Nobile di Montepulciano, ciò si traduce nel progetto “Pievi”, che ridisegna l’area di produzione in 12 micro-zone di rilevanza storica.
Ascianello, Argiano, Badia, Caggiole, Ciarliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano: sono queste le 12 Pievi individuate dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano sulla base di uno studio di zonazione realizzato già nel 1996, a partire dalle indicazioni contenute nel Catasto Leopoldino. Il progetto mira infatti a valorizzare non solo la territorialità della produzione, ma anche la storicità della stessa.
Tecnicamente, le Pievi si qualificano come Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), la cui indicazione sull’etichetta permette di localizzare esattamente la produzione nell’ambito dei 1300 ettari iscritti a Docg nel territorio del Comune di Montepulciano. Le prime etichette, in commercio dal 2025, saranno diffuse in circa 300mila bottiglie, ma già dal 2026 si prevede un deciso aumento (ca. 700mila bottiglie), a riprova di quanto i produttori locali puntino su questo progetto dalla portata sicuramente innovativa.
Cosa cambia nel disciplinare rispetto al Nobile “base” e alla Riserva? Le Pievi si differenziano per una grande variabilità di suoli, esposizioni e altitudini anche al loro interno e il disciplinare prevede criteri più restrittivi, fra cui l’obbligo di almeno un 85% di sangiovese e un 15% di soli vitigni autoctoni: canaiolo, mammolo, colorino, ciliegiolo. Inoltre, è richiesto l’impiego di uve coltivate in vigne con almeno 15 anni di storia produttiva e un affinamento di 3 anni (minimo 1 di legno e 1 di bottiglia).
Il progetto, che mira a rafforzare sempre più il profondo legame tra Montepulciano e la viticoltura, aspira a rappresentare almeno il 10% della produzione di Vino Nobile fin dalle prime annate in commercio.